13 Dicembre 2012

Senza chiedere il permesso

Lorella Zanardo

Dedicato alle ragazze e ai ragazzi.

L’ho scritto mentre presentavo il nostro progetto di Media Education in giro per le scuole. Li ho ascoltati e ho creduto in loro. Inzia da ciò che mi hanno detto e scritto, tiene conto di quello che mi hanno domandato e propone un modo concreto per continuare. Ci ho messo, anzi ci abbiamo messo, tutta la passione possibile. Spero vi coinvolgerà.

“Ho iniziato a scrivere queste pagine nell’autunno del 2011 mentre gli indicatori della nostra economia e i dati di disoccupazione giovanile erano preoccupanti.
Consegno le bozze all’editore mentre ha inizio l’estate del 2012, preludio di un futuro quanto mai incerto. La disoccupazione giovanile e il tasso di abbandono scolastico a livelli allarmanti raccontano di adulti che hanno fallito la promessa che regola il patto intergenerazionale: cercare di restituire alle generazioni che seguiranno un mondo migliore.
Non aspettate, ragazzi. Non attendete istruzioni, ragazze, perché non arriveranno o forse arriveranno troppo tardi, e il tempo è prezioso. Alcuni tra noi adulti vi daranno una mano, il tempo necessario per costruire ponti sulle macerie prodotte dai crolli di questo mondo in disarmo. Voi percorreteli. Poi sarà ora. Non attendete oltre. Tocca a voi. Senza chiedere il permesso”

tratto dal sito http://www.ilcorpodelledonne.net

Pubblicato in Biblioteca
19 Maggio 2013

Ferite a morte

Serena Dandini

"Ferite a morte nasce dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio. Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: 'E se le vittime potessero parlare?' Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere, con sentimenti e risentimenti, ma anche, se è possibile, con l'ironia, l'ingenuità e la forza sbiadite nei necrologi ufficiali. Donne ancora piene di vita, insomma. 'Ferite a morte' vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. Ma non mi sono fermata al racconto e, con l'aiuto di Maura Misiti che ha approfondito l'argomento come ricercatrice al CNR, ho provato anche a ricostruire le radici di questa violenza. Come illustrano le schede nella seconda parte del libro, i dati sono inequivocabili: l'Italia è presente e in buona posizione nella triste classifica dei femminicidi con una paurosa cadenza matematica, il massacro conta una vittima ogni due, tre giorni." (Serena Dandini)

Pubblicato in Biblioteca
20 Maggio 2013

Il male che si deve raccontare

Simonetta Agnello Hornby - con Marina Calloni

Con un programma semplice ed efficace – che ha coinvolto le donne potenzialmente esposte a violenza e le aziende in cui lavorano –, la Global Foundation for the Elimination of Domestic Violence (Edv) creata da Patricia Scotland ha contribuito a contenere sensibilmente il fenomeno della violenza domestica in Inghilterra.

Questo piccolo libro ha lo specifico obiettivo di creare una Edv italiana per applicarne il metodo nel nostro paese.
Simonetta Agnello Hornby ha scritto racconti che, attraverso vicende affioranti dalla sua memoria e ancor più attraverso casi affrontati in veste di avvocato, danno una vividissima e articolata rappresentazione del segreto che a volte si nasconde dentro le pareti domestiche.

Con la sapienza narrativa che le è propria, evoca l’esibizione del teatro della violenza in Sicilia, i silenzi comprati da un marito abusante, il dolore dei figli abusati, la complicità fra vittima e carnefice.

Marina Calloni, docente alla Bicocca, traduce la consapevolezza secondo la quale viviamo in città in cui “si uccidono le donne” in una visione sintetica e in una stringente serie di dati.

Il male che si deve raccontare è insieme un atto di denuncia – il male che si deve strappare al silenzio – e uno strumento a disposizione delle associazioni che, anche in Italia, lottano da tempo contro questa violenza, offrendo aiuto, mezzi e protezione alle vittime.
I proventi di questo libro contribuiscono alla creazione della sezione italiana di Edv e alle attività che, attraverso la Fondazione, hanno come obiettivo l’eliminazione della violenza domestica.

Marina Calloni è professoressa in Filosofia politica e sociale presso il dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Milano-Bicocca. È stata per molti anni senior researcher presso la London School of Economics e ha insegnato in molti atenei stranieri, tra cui Brema, Vienna e Notre-Dame (Usa). Ha partecipato a ricerche internazionali. È membro del Comitato interministeriale dei Diritti umani presso il ministero degli Affari esteri e ha partecipato alla costituzione del movimento “Se non ora quando?”.

Carissimi,
l’8 maggio è uscito in libreria Il male che si deve raccontare, un libro che parla di violenza domestica. L’ho scritto con la partecipazione di Marina Calloni, professoressa di filosofia politica e sociale alla Bicocca e prima direttrice di edv Italy – sezione italiana della Eliminating Domestic Violence Global Foundation (edv gf) –, che sarà ufficialmente costituita a Milano alla presenza di Lady Patricia Scotland (fondatrice di edv gf) il prossimo 31 maggio e della quale assumerò la presidenza.

Il male che si deve raccontare raccoglie le mie memorie di violenza domestica prima in Sicilia e poi in Africa e in Inghilterra, ma non è soltanto un libro di denuncia. Parlo anche di come combattere la violenza domestica e di come proteggere le vittime, secondo un sistema semplice ed efficace messo a punto da Lady Scotland, coraggiosa avvocatessa inglese diventata ministro sotto il governo Blair: sperimentato in Inghilterra e Galles, questo sistema è articolato intorno a cinque punti fondamentali e per la prima volta chiama in causa – oltre al sistema giudiziario, ai servizi sociali e sanitari e alle scuole – i datori di lavoro. Da quando è stato introdotto, hanotevolmente ridotto il numero delle vittime di violenza domestica. La Eliminating Domestic Violence Global Foundation (Edv GF) si propone di promuovere questo metodo e di diffonderlo in tutto il mondo.
Marina e io abbiamo devoluto il compenso per Il male che si deve raccontare a edv Italy e Feltrinelli lo ha messo in vendita rinunciando ai suoi margini di guadagno: lo si può acquistare al prezzo di nove euro.
Agli amici, oggi voglio dire: compratelo, leggetelo e diffondetelo, la violenza domestica è un problema di tutti.

Un caro saluto,
Simonetta

tratto dal sito dell'autrice http://www.agnellohornby.it/

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